Ogni giorno mi trovo a parlare di questi temi in oggetto, ogni giorno io stessa nutro dubbi su tante attività che molte aziende e noti brand, portano avanti con influencer basandosi sui social media. Tirando un po’ le somme di questo 2016 diciamo che senza neanche pensarci troppo (e questo è un mio errore di sempre: non dare troppo valore a quello che faccio/tirarmela…) mi rendo conto di aver venduto (per certo):

  • un SUV da 50.000 euro
  • almeno 4 macchine fotografiche Sony Alpha (a6000, a6300, a7)  dal costo di 2.000 e 3.000 euro cad. minimo

oltre ad aver fatto venire voglia di viaggiare in Nepal, Islanda e Thailandia (miei viaggi del 2016) centinaia di persone.. chissà qualcuna avrà prenotato poi? 🙂 Secondo me sì.

Il tutto nel giro di qualche mese e solo con relazioni, contatti e condivisioni social/blog. In poche parole con la mia rete.

 

Ma andiamo per ordine.

Io di lavoro faccio la digital PR  e la project manager. Questo significa che, ogni giorno dal 2011, costruisco e realizzo progetti per brand (spesso parto dall’idea, altre volte intervengono sulle modalità)  con influencer e mi occupo delle PR.

Poi spesso sono coinvolta io stessa come influencer/racconta storie nei progetti per le mie fotografie, il mio storytelling, il blog e i miei profili Instagram e Facebook.

Da PR conosco molto bene il mondo dei blogger, degli instagramers, degli influencers, dei VIP e ne seguo sviluppi e modalità. Ne conosco tanti, lavoro con quelli che ritengo coerenti e che possono portare un valore aggiunto e reale al progetto e/o al brand. Ma che soprattutto sono affidabili e seri.

Queste sono le caratteristiche che per me deve necessariamente avere un buon influencer oggi e che io cerco di avere.

Mi interessano sempre meno i meri numeri (cosa che ancora tutti i brand invece guardano molto),  guardo invece sempre più la qualità dei contenuti prodotti ma soprattutto l’utenza che segue quella determinata persona. Per utenza intendo: chi sono, quanti anni hanno, cosa fanno nelle vita, se sono possibili clienti target del brand in questione. Questo passaggio non lo fa quasi nessuno e raramente si chiedono gli insights dei profili Instagram* (per me obbligatori per chi fa o vuole fare l’influencer di lavoro) o i dati analitici di blog. Spesso chiedo agli influencer quanto e cosa hanno venduto realmente grazie al loro lavoro o se sono stati pagati con royalties sul reale venduto.

Fin qui ci siamo, questi sono gli influencer con cui collaborare (e non che sia facile individuarli bene).

Ma come si costruisce “la rete” di cui parlo sopra?

Vi parlo del mio caso personale di reputazione online che è quello che conosco meglio e che mi ha dato qualche soddisfazione.

Per me “la rete” è quella che un tempo era la cerchia di amici, parenti e conoscenti con cui scambiavi consigli e impressioni e che spesso ti davano retta per qualche acquisto. Oggi “la rete” è molto ma molto più ampia, grazie al web e ai social media. Tanto più è ampia, tanto più saranno le persone che quella persona raggiungerà.

Ma attenzione! La rete deve essere sì grande, ma deve anche essere qualitativa e targettizzata e arrivare su più canali.

Questo significa che non si può più comunicare solo su una piattaforma, anche se la specializzazione è un plus (essere specializzati in video piuttosto che nel food), e che si deve essere credibili e onesti verso chi ci segue.

Questa rete infine si crea nel tempo e col tempo. Non si crea in qualche mese, ci vuole impegno e costanza.

La rete che funziona è quel pubblico che, con almeno un anno di lavoro costante, l’influencer serio si costruisce e cura su uno o più canali (blog, Youtube, Instagram, Facebook…).

Dopo anni di lavoro su Instagram (dal 2011) , Facebook (dal 2007)  e su questo blog (dal 2007) -blog a cui dedico sempre poco tempo- la mia rete è reattiva e reale.

Per questo motivo sono riuscita con le mie fotografie, i miei progetti e la mia rete, a vendere realmente dei prodotti che ho testato e che in alcuni casi io stessa ho poi comprato perchè super soddisfatta. 

Questa digressione su come sta andando questo mercato (di influencer e marketing online) in questo momento continuerà con altri articoli a riguardo.

Riguardo al tema in oggetto a questo post: Sì, si può vendere -e si vende- attraverso i social media e con gli influencer ma bisogna saperli scegliere bene e comunicare su più canali ad un pubblico realmente interessato al prodotto. Attenzione sempre a chi vi vende solo numeri (spesso gonfiati) ma non vi porta casi concreti di ritorni reali sui progetti fatti. E lavorate sempre con professionisti consulenti che sanno di cosa si parla.

Se avete delle domande o dei pensieri costruttivi in merito, commentate questo post qui sotto o scrivetemi. Vi aspetto!

 

 

 

*Gli Insights del profilo Instagram sono dei dati che Instagram stesso rilascia a chi ha aggiornato il profilo da normale a business. La procedura è veloce, semplice e non comporta costi. Serve solo avere una pagine Facebook a cui collegarlo.

Consiglio a chiunque di fare il passaggio a business (sia aziende che persone) perchè i dati che si visualizzano sono molto interessanti e  permettono di capire REALMENTE chi ti segue per età, sesso, residenza (italia o estero), poi per avere dati in più rispetto al singolo post, che magari ha 500 like e 20 commenti, ma in realtà è stato visto da molte più persone. Qui sotto un esempio (hanno interagito 469 volte tra like e commenti, ma le visualizzazioni del post sono molte di più > 3.516).

 

I dati di provenienza dei followers sono davvero importanti. Immaginate di avere 90% pubblico italiano: ha senso scrivere didascalie in inglese? ha senso promuovere un prodotto che si vende solo in America? Questo è un dato molto utile per aziende, agenzie e PR e dovreste metterlo sempre nel vostro media kit o comunque renderlo visibile.